chi è jessica…
Bevenuta nel mio mondo.
Mi chiamo Jessica e nella mia vita, non ricordo un giorno in cui non volessi essere un’artista.
Quando ho preso per la prima volta, seriamente, la matita in mano ero molto piccola…
Avrò avuto 4 o 5 anni…mi ricordo era una domenica pomeriggio uggiosa d’inverno, di quelle domeniche che non sai che fare.
Ho visto mio padre che disegnava insieme a mio fratello maggiore. La cosa mi incuriosiva molto, soprattutto perché non avevo mai visto mio padre disegnare.
Avvicinandomi senza disturbare, mi misi a guardare ciò che stavano facendo e rimasi senza parole.
Mio padre sapeva disegnare e anche bene!
La nuova scoperta, mi fece venir voglia di prendere in mano la matita e scarabocchiare su un foglio, unendomi al gruppo. Quello che mio padre stava disegnando era una fotocopia del dipinto, “Testa di giovane donna” di Leonardo. Spinta dall’entusiasmo, decisi di non limitarmi a scarabocchiare ma di provare a riprodurre quel disegno.
Potresti pensare che sia strano che ad una bambina così piccola, vengano questo tipo di idee.
Eppure l’unica cosa che sono riuscita a pensare in quel momento era: “Anch’io voglio disegnare!”.
In quel preciso instante è scattato qualcosa in me da spingermi in quella grande impresa, che non mi spaventò, tutt’altro.
Si era accesa una fiamma che tutt’ora arde fortemente in me e che divampa nel momento in cui affronto nuove sfide creative.
Ma torniamo a quel disegno.
Rimasi impegnata per ben due giorni, facendo tardi la sera. Era talmente tanta la voglia di dedicarmi a quel lavoro, che usavo delle scuse con l’intenzione di guadagnare qualche ora di tempo in più.
Starai dicendo: “È chiaro che ti sia venuto male, eri così piccola. Dovevi essere comunque soddisfatta per il tuo impegno.”
Invece non ero contenta, perché non era come il disegno della fotocopia e non si avvicinava nemmeno minimamente a quello di mio padre.
Mostrandolo hai miei genitori, mi spiegarono che non potevo riuscire a copiarlo perché quella fotocopia rappresentava una grande opera, di un genio, di nome Leonardo.
A quel punto provai invidia per quel signore che sapeva disegnare così bene. Mi ricordo che pensai: “Come sarebbe bello poterlo avere come vicino di casa, così da andarlo a trovare per imparare da lui a disegnare!”
Mio padre rientrava dal lavoro dopo cena, quindi pregavo mia madre di poterlo aspettare sforando così l’orario della nanna.
Alla fine mi accontentava perché quando mi mettevo in testa una cosa, non c’era nessuno che mi potesse far cambiare idea.
Per protesta, mi mettevo seduta su di una sedia con le mani serrate e la testa bassa con tutti i capelli ricci che mi coprivano il volto, finché non ottenevo ciò che volevo.
Finito di cenare, mi fiondavo su quel foglio, fino al rientro di mio padre.
Quando mi resi conto che per me il disegno era completato, scopri che era venuto malissimo ed era pieno di macchie di matita.
Un giorno, ero in compagnia di una mia amica.
Insieme stavamo disegnando e ad un certo punto mi chiese : “cosa vuoi fare da grande?”
Mi ricordo che alzai la matita dal foglio smettendo di disegnare, pensando…
Poi mi alzai di scatto e dirigendomi verso mia madre le chiesi: “Mamma come si chiama il lavoro dove si disegna sempre?”
Lei rispose: “L’artista!”
Tornando dalla mia amica le risposi: “Io da grande voglio fare l’artista!”
Da quel momento, ogni qual volta mi chiedevano: “Cosa vuoi fare da grande?”
Io rispondevo: “L’artista!”.
Ancora una volta potresti stare li a pensare: “Com’è possibile che una bambina possa avere così tanta consapevolezza da riuscire a fare questi ragionamenti?”
Da quel giorno, disegnare divenne il mio gioco preferito, tanto che ci passavo le intere giornate.
Mi esercitavo copiando le illustrazioni di un calendario di animali, che mia madre aveva appeso in cucina. Oppure provavo a ricopiare delle immagini di Topolino e company che trovavo sui bicchieri della cioccolata spalmabile
Internet ancora non c’era, quindi mi dovevo ingegnare nel trovare per casa disegni che potessero essere adatti per me.
Cara lettrice, immagino che anche tu abbia avuto da bambina un sogno nel cassetto e sappiamo bene entrambe che fin quando si è piccoli, i sogni sembrano così a portata di mano.
Poi cresciamo e ci scontriamo con la realtà e improvvisamente le nostre scelte, iniziano ad avere un peso per il nostro futuro. Ma quando si è adolescenti non ci si rende conto degli sbagli e di quanto possano influire sulla nostra vita.
Quindi ti chiederai: “Cosa sarà successo?”
Fin dalle elementari tutte le maestre e in seguito i professori, riconoscevano il mio talento, quindi mi hanno sempre indirizzato verso scuole importanti della capitale. Ma abitando molto lontano ed essendo una ragazza molto insicura, scelsi di studiare in un istituto d’arte vicino casa.
Una scelta sbagliata per la mia formazione e per il mio futuro.
Benché nell’istituto d’arte che ho frequentato, io abbia conosciuto alcuni professori eccezionali che mi hanno lasciato molto e dove sono rimasta in contatto, quella scuola non era adatta per coltivare il mio talento.
Infatti, ho continuato a fare scelte di studi sbagliate, fino al diploma in design industriale con indirizzo in oreficeria.
Dopo il diploma ci credevo ancora, ma sentivo che qualcosa era andato storto.
Non riuscivo ad ascoltare quella vocina interna che mi avvertiva, perché come sai, in adolescenza non si sentono proprio le vocine dei grilli parlanti. Sono andata avanti, provando a lavorare per un periodo come cerista orafa, ma ormai mi ero persa. Le batoste arrivavano una dietro l’altra. Il mio percorso si era offuscato.
L’amarezza in tutto ciò in cui credevo si faceva sempre più forte.
Ero spaventava e delusa da me stessa.
Alla fine ho mollato!
Io non so cosa dirti, sono nata così e purtroppo non te lo so spiegare. Ma ho bene impresso nella mente il ricordo di quando è iniziato tutto. E da quel momento in poi, iniziai a prepararmi per diventare l’artista che desideravo essere.
Ero così determinata da non ascoltare nessuno e sapevo che qualsiasi ostacolo si sarebbe presentato, lo avrei affrontato per realizzare il mio sogno e coltivare la mia passione.
In poche parole, invece di sognare di essere una principessa nel grande giorno del proprio matrimonio, sognavo di essere un’artista.
Eh si, perché come tu ben saprai, non si può scappare dal proprio destino, dal proprio Ki.
Quando cerchiamo di annegare un talento dentro di noi, oscuriamo il nostro cammino fino a smarrirci del tutto.
Ed è così che mi sentivo, smarrita e completamente persa, in balia degli eventi.
Poi un giorno un uomo mi scattò una fotografia e fu grazie a quella fotografia che io ripresi in mano per la prima volta dopo 5 anni, una matita.
Conobbi una persona che dopo qualche tempo diventò il mio compagno, poi il padre di mia figlia e poi mio marito.
Con lui, ho guardato in faccia un altro artista che si occupava della propria passione: la fotografia.
Un giorno presi una foto di noi due… per provare a ritrarci in un ritratto in bianco e nero.
Sapevo di fargli un regalo speciale, conoscendo la mia storia mi ha sempre incitata nel riprendere a disegnare.
Comunque…
Mi sono ritrovata con la matita in mano davanti ad un foglio bianco, totalmente impacciata.
La matita che un tempo era per me come una grande alleata, era diventata un’estranea.
Non sapevo da dove cominciare, non riuscivo neanche a fare un tratto.
Poi il mio lato impulsivo si è fatto sentire e mi sono “buttata” dentro a quel foglio bianco senza pensare troppo.
Le prime linee iniziarono a venir fuori e continuai senza fermarmi.
Era come imparare di nuovo a camminare.
Finito il disegno, la sorpresa che apparve davanti hai miei occhi, mi fece rimanere di stucco…
Il disegno che avevo realizzato era pessimo! Avevo perso la mano, non riuscivo più a disegnare come un tempo.
La sconfitta arrivò così dritta sui denti, da farmi pensare che l’anima d’artista che fin da piccola avevo coltivato, non ci fosse più.
Mi ritornò in mente quello che disse il mio professore di disegno dal vero alle superiori, in un colloquio con i miei genitori: “Lei è molto brava ed ha un bel tratto, però la sua mano dev’essere allenata.”
Perché ero ancora indecisa su cosa fare, nella mia vita.
Sopratutto perché le mie sconfitte, mi avevano insegnato che non si può vivere di arte.
Ormai era evidente che ero arrivata alla deriva e non riuscivo più a vedere una rotta.
Tutte quelle risate di altri “sull’essere un’artista” avevano vinto.
Avevo perso il mio Ki, la mia energia interna.
Non ho più toccato una matita per poter fare un disegno e credevo che sarebbe stato così per sempre.
Ho iniziato a cercarmi un lavoro qualunque, cambiandone parecchi. Non riuscivo a resistere più di 4 mesi, mi sentito sempre più frustata e giudicata dal non “sapermi tenere” un lavoro.
Mi mancava il mio ossigeno, il mio modo di esprimermi, la mia vita, MI MANCAVA L’ARTE!
Così a quel punto, ho provato a intraprendere un percorso informatico creativo, dove ho avuto molte gratificazioni, vincendo anche dei premi.
Ero brava, ma ancora non era la strada giusta, non mi sentivo a casa.
Poi un giorno, quello che oggi è mio marito, mi regalò un bouquet di fiori di carta per il nostro matrimonio, perché sapeva che non sopportavo vedere i fiori recisi morire.
Quando mi arrivò il pacco, ero molto emozionata, non vedevo l’ora di vere il mio bouquet.
Iniziai a scartare velocemente, desiderosa di arrivare in meta.
Finalmente era lì davanti a me… iniziai a guardarlo attentamente.
Non ebbi da subito, la reazione da: “WOW!”
Mi limitai a guardarlo ispezionandolo.
Mio marito mi guardò e mi disse: “Che ne pensi? Niente di che vero?”
Mi rivolsi verso di lui con tanto amore e gli risposi : “Mi dispiace perché è un tuo regalo, ma trovo che questo bouquet sia stato fatto in maniera superficiale e che ci sia stata poca attenzione nel dettaglio”
Lui mi guardò e mi disse: “Hai ragione! Perché non provi a farli tu?”
In quel preciso istante sentii un colpo allo stomaco, come se qualcuno mi volesse dare una scossa nel dirmi :
“Ehi, svegliati! Adesso basta! È ora!”
Lo guardai e risposi: “Perché no?!”
E da quel momento la mia fiamma si riaccese facendo nascere Unusual Bouquet.
Gli anni successivi sono stati pieni di sfide e anche di sconfitte. Il settore per queste creazioni non c’era e il nostro paese era molto radicato verso i fiori veri per gli eventi. Le battute e i messaggi di scoraggio sono state molte. Ma ho seguitato e non ho mollato. Ho creato il settore dei bouquet alternativi, così che le mie creazioni potessero avere un mondo dove essere identificate e sono andata avanti.
E con molta soddisfazione mi ritrovo ad essere nella guida internazionale Homo Faber della Michelangelo Foundation, come master artisan. E con orgoglio posso dirti che sono stata presente con la mia opera “Libertà”, nella lora mostra dedicata all’artigianato nel mondo, a Venezia.
Ad oggi sono ancora sulla mia strada, determinata nel voler regalare emozioni con le mie creazioni.
Ma la mia crescita professionale mi ha fatto sentire un piccolo vuoto in me, come se mancasse qualcosa… ho sentito il bisogno di far emergere totalmente la mia anima artistica con delle opere che si concetrassero di più sul design. Colui per la quale ho studiato e che ho sempre amato.
Ed è così è nato Unusual Design.
Due marchi inusuali (me) che porteranno avanti un’anima che ormai non si perderà mai più.
Ormai ho ritrovato la mia strada!
Ad oggi quando a mia figlia le chiedono: “ Cosa fa mamma per lavoro?”
Lei risponde: “L’artista!”
Ora sai chi sono.
Se ti sei trovata in questo mio racconto e sei arrivata fin qui, significa che sei molto interessata verso quello che faccio. Sono sempre stata restia a condividere il mio percorso in questo modo, però credo che tu per poter scegliere una persona, debba conoscere la sua strada che ha percorso per arrivare fin dove è adesso.
Ancor di più se devi commissionare un accessorio che ti rappresenti e sia importantissimo per te.
La fiducia reciproca è importante ed è fondamentale per poter entrare in sintonia.
Sintonia che amo costruire, per poter ricevere da te, tutte le emozioni che potrò poi trasmettere nella tua opera.
Bene, io sono veramente felice di averti reso partecipe della mia crescita professionale nuda e cruda. Se vuoi possiamo conoscerci, così potrai raccontarmi di te e di ciò che vorresti per il tuo arredamento. Sarà un vero piacere poterti aiutare.
Jessica